Castel Gresta

I suoi superbi ruderi si innalzano a 793 m.s.m. ai margini di Pannone. Poco ormai rimane di quello che fu uno dei più importanti castelli del nostro territorio. Il Principe Vescovo Gerardo concesse ai figli di Nicolò da Gardumo, Giordano e Aldrighetto, nel 1225, il permesso di costruire il castello. Il loro nome passò quindi al castello e più tardi a tutto il territorio di Chienis. I “da Gardumo” sono però poco noti per la mancanza di documentazioni pervenuteci; comunque al tempo della costruzione di questo castello essi dovevano possedere i castelli di Grom sopra Varano, di Manzano (il Grumo minore), Corno di Mori, Verde di Loppio e di Nomesino.

 

Durante la loro Signoria dovettero sostenere violentissime battaglie con i “d’Arco” a causa dei comuni confini. Parteggiarono per il feroce Ezzelino da Romano, ma soprattutto videro minacciato il loro potere quando i Castelbarco incominciarono a insediarsi nel territorio di Mori.

 

Metà del castello di Gresta passò a Mainardo II da Gando nel 1289 per ordine del Principe Vescovo, Enrico II. Ciò successe probabilmente a causa dell’alleanza stipulata dai da Gardumo con Mainardo II del Tirolo contro il Vescovo. Quanto il vescovo fosse interessato al castello Gresta lo si puo notare anche dalle continue investiture che egli concedeva ai “Da Gardumo” con l’obbligo da parte di questi di sottostare sempre ai suoi voleri.

 

Con la vendita del castello di Gresta nel 1324 ad Aldrighetto di Castelbarco (per 72.300 piccoli denari veronesi) i “da Gardumo” decaddero rapidamente. E’ però Federico, il figlio del nominato Aldrighetto, che è considerato l’iniziatore della potenza dei Castelbarco-Gresta-Albano.

 

Tratto dal libro di Luigi Dalrì Mori “ note storiche dalle origini alla fine della 1 guerra mondiale” finito di stampare nel 1987 da “La Grafica” per conto della cassa Rurale di Mori.