MONTE ALBANO DI MORI

Solitaria, quella chiesetta, appesa

come un ingenuo ex voto, allo scheggione

ranciato. Vi giungemmo. Il pio silenzio

era tutto per noi.

E ci parve che il Cristo, più che un tempio

fastoso d’ori e d’organi,

avrebbe amato scendere, al richiamo

della preghiera, tra quelle pareti

d’una nuda umiltà.

 

Pregammo: che durasse, il nostro amore,

per la vita: poi, come quel lumino

sotto l’icona, nel sopravvivente.

Fuori da mozziconi d’un castello

fatto ormai d’aria,

fatti orma d’aria anch’essi, e un po’ stupiti,

avi ci sorridevano. Indulgenti,

ci additarono sui muri canuti

l’edera che non si distacca. Mai.

 

Lionello Fiumi