GIACOMO PERETTI

Il nome è certamente sconosciuto ai moriani: si tratta di Giacomo Peretti, nato nella nostra borgata nel 1800. Un personaggio che sarebbe rimasto nell’oblio della storia se un sacerdote, Antonio Rossaro, a tutti noto come fondatore della Campana dei Caduti, non avesse lasciato del Peretti una breve biografia.

 

Giacomo Peretti nacque a Mori da una famiglia di modeste condizioni economiche, come si trovavano in quel tempo la maggior parte delle famiglie. Il padre teneva bottega come artigiano ramaio, e vedeva nel figlio, ancora giovanissimo, la continuazione della sua professione. Ma non fu così; anche per la scomparsa improvvisa del genitore in un’età in cui una guida per il suo ragazzo sarebbe stata provvidenziale.

 

Frequentò con profitto la scuola locale sotto la guida dell’abate Salvadori nel tempo in cui la scuola era diretta da sacerdoti. Il ragazzo ancora in età scolare, dimostrava una spiccata attitudine all’inventiva nel settore della fisica e della meccanica.

 

Nel contempo la madre, ancora giovane, passò a seconde nozze sposando Vincenzo Nana persona onesta ed operosa. Ma i rapporti fra il padrino e Giacomo non furono dei migliori. L’uomo non condivideva l’indirizzo di studi scelto dal ragazzo: la meccanica, la fisica, la matematica, materie nelle quali si applicava con particolare passione e assiduità; né gli esperimenti che il giovane ormai diciottenne prediligeva.

 

A soli diciannove anni, dopo lunghi e faticosi esperimenti, ottenne il primo vero risultato: l’invenzione di una macchina a vapore che gli procurò larga fama anche fuori dai confini nazionali. Cominciarono ad arrivare da ogni parte le prime commesse al punto che in un biennio la piccola officina-laboratorio poté assumere una trentina di operai. Non conosciamo l’ubicazione precisa del laboratorio; si presume si trovasse alle Seghe Seconde.

 

Sulla strada di questa invenzione, altre, e di natura diversa se ne aggiunsero. In quel tempo un bizzarro detto popolare citava così: “Un sol Dio, un sol Papa, un sol Imperatore, un sol Peretti che lavora a vapor”.

 

Ecco alcune delle macchine inventate e costruite nell’officina del Peretti: nel 1830 costruì una caldai a vapore per la filanda Holzhammer di Rovereto; nel 1836 un’altra grande caldaia per la ditta Vettorazzi di Levico; nel 1846 una caldaia completa di accessori per la ditta Arvadi di Volarghe (VR), sempre nello stesso anno approntò tutta l’attrezzatura per la filanda Keppler e Caldelpergher di Rovereto e una caldaia a circuito continuo per la filanda Battistotti di Treviso. Nel 1849 costruì una tromba idraulica per la Favorita del Baron Betta, poi a Mori per la filanda Salvotti.

 

Uno dei lavori che ha dato lustro alla sua lunga carriera di inventore è stata la tromba idrauilica costruita per le Fonti di Rabbi, riuscendo a portare l’acqua all’altezza di tredici piedi e mezzo viennesi: un vero gioiello di ingegneria idraulica, vincendo sulla legge dei vasi comunicanti. Nella nostra borgata esistevano due pompe idrauliche, chiamate pompe a moto perpetuo o a peso d’acqua: la prima in località “La Valle” che sollevava l’acqua fino all’altezza delle case di proprietà Salvotti, l’altra nella frazione di Manzano per portare nell’abitato l’acqua della sorgente che si trovava a livello molto inferiore. La sua fama di inventore volò oltre i confini dell’Italia e dell’Austria. Mori cristianamente il 2 gennaio 1879 nella sua borgata di Mori. Giacomo Peretti che tanto onorò in passato il suo paese natale, è passato fra gli illustri dimenticati. Lo abbiamo voluto ricordare, perché anche di lui possiamo essere fieri.

 

Tratto da un articolo scritto da Giacomo Martinelli per Mori e la Sua Gente